
La situazione attuale dell’istruzione in Sardegna è drammatica, evidenziando un altro triste record: l'isola registra la più alta percentuale in Italia di persone con solo licenza media. Questa disparità si evidenzia particolarmente tra le città principali e i piccoli comuni dell’isola, gettando luce su disuguaglianze profonde.
Secondo gli studi condotti dall'OCSE, le cause di questo squilibrio non derivano dall'impegno individuale nello studio o dalle condizioni socio-familiari, ma soprattutto dalla localizzazione degli istituti scolastici.
La riduzione di circa 45 autonomie scolastiche a causa delle politiche di dimensionamento proposte dall’attuale governo potrebbe ulteriormente accentuare questa differenza. Questa normativa prevede l'accorpamento e la chiusura delle scuole con meno di 900 studenti, ma in una regione in cui le distanze, anche brevi, possono diventare problematiche e dove i mezzi pubblici non sempre sono efficienti, ciò potrebbe aumentare la difficoltà degli studenti dei centri rurali e più interni. I giovani saranno costretti ad abbandonare le proprie comunità per proseguire gli studi. Questo approccio porta a una disparità nelle opportunità educative tra coloro che risiedono nelle città più grandi, che avranno più possibilità di scelta e chi vive in piccoli centri, che sarà costretto a viaggiare per raggiungere la scuola più vicina.
Il drastico calo delle nascite e l’invecchiamento della popolazione sono un altro fattore che influenza questi dati.
Tutto ciò mentre i dati dell'OCSE sono chiari: i paesi che ottengono risultati migliori investono nella riduzione della disparità tra istituti, anziché continuare a potenziare solo i migliori.
Analizzando i dati provenienti dagli studi, si dovrebbe quindi investire in modo deciso e mirato nell'istruzione, per la riduzione delle disuguaglianze territoriali, in modo che si possa garantire un’istruzione equa a tutti gli abitanti dell’isola.